
Si contestualizza un idea.
Ma un “purtroppo” è dietro l’angolo: la costruzione mentale di quello che non c’è finisce per non assomigliare affatto a ciò che è. Forse il sesto senso non è altro che la capacità di contestualizzare correttamente un lineamento e costruire un simil-modello virtuale che corrisponde il più possibile al modello reale che ogni persona rappresenta.
Lo stesso succede con i nomi: “quella persona ha la faccia da…Mario” e quando vieni a sapere che si chiama Giuseppe pensi “bah, non l’avrei detto” oppure “no non ha la faccia da Giuseppe” e poi in pochi istanti il nome è assimilato e quel visto ricorderà quel nome anche se la nostra proiezione iniziale era diversa. Quando si viene a sapere il nome di qualcuno che abbiamo visto, spesso si pensa “ah si chiama così” coscienti che quel nome è perfetto per quel viso o che non ce lo aspettavamo e quel lineamento nella nostra proiezione aveva un altro nome, forse nemmeno definito ma un altro nome. E così a catena con lavoro, abitudini, gusti musicali…il nostro cervello assume un modello di proiezione forse per avere un appiglio dove ricordare quel viso. O forse solo perché il tessuto neurale è ancora un mistero per chiunque su questa Terra.